Riflessioni sul senso dell’incontro nell'ambito della relazione d’aiuto
Quello che accade nell’incontro con le persone portatrici di una domanda d’aiuto o di accompagnamento, non è sempre comprensibile. Forse lo è solo raramente e in genere dopo tempo. L’incontro, quando avviene, è un’esperienza di spaesamento, di conosciuto e di nuovo al tempo stesso. È con noi stessi e con l’alterità in noi che innanzitutto l’altra/o si confronta, in una temporalità che apre sui vissuti interni e quelli contingenti che gli attori in gioco reinventano attraverso la parola, i gesti, la loro sensorialità. In uno spazio dei corpi e degli affetti che tenta di ridefinirsi costantemente.
In questo quadro, il terapeuta, il mediatore, il counselor lavorano con la teoria, con l’esperienza della pratica, ma soprattutto con quello che sono e che sono stati, con la loro «storicità». Tuttavia, alcune esperienze peculiari sembrano distinguersi, nello specifico del lavoro, per la loro pregnanza, per la loro unicità nell’incontro con l’altra/o: l’empatia, l’identificazione (anche nella sua variante più complessa, quella dell’identificazione proiettiva), la proiezione. E questo solo per citare alcuni dei meccanismi all’opera nella specularità con l’altra/o. Le diverse forme di prossimità relazionale e di risonanza emotiva prendono, in effetti, avvio proprio dall’enigma dell’incontro, dall’immanenza dei corpi in uno spazio e in un tempo precisi, nell’immagine del virtuale che la necessità o la tecnica propongono oggi.
Certamente, non bisogna occultare tutta la gamma di vissuti scomodi, scomposti, o dolorosi che l’incontro impone a volte. La sofferenza sorge nella relazione d’aiuto e forse solo in essa può trovare un luogo di accoglienza, di trasformazione.
Il legame che tali esperienze inaugurano è complesso, difficile, ma è anche un potentissimo strumento d’aiuto, una via al lavoro e al percorso di trasformazione. La disponibilità all’altra/o passa anche dalla rinuncia alla propria posizione di «sapere», al potere dell’asimmetria professionale che s’impone e che caratterizza l’esperienza dei soggetti dell’incontro. Incontro che, in ultima istanza, può dirsi tale solo se ci ha trasformati dopo il suo passaggio.
Di questo e altro discuteremo durante la giornata, anche attraverso un lavoro sul sé e sulle proprie esperienze.
Il seminario si terrà sabato 23 settembre 2023, 09:30 – 17:30, a Bergamo, presso il centro Shinui.
Al seminario sono stati assegnati 8 crediti AssoCounseling e 6 crediti AIMS.
Docente
Emanuele Ferrigno - psicologo, psicoterapeuta e psicoanalista, vive a Bruxelles dove lavora come psicologo clinico presso Imago, centro psicoterapeutico diurno per giovani-adulti (psichiatria comunitaria) e svolge attività clinica privata. Insegna Criminologia clinica all’Università di Saint-Louis, Psicoterapia psicanalitica all’Università libera di Bruxelles e Cliniche dello psicotrauma all’Università cattolica di Louvain.